BACUGNO POSTA
I festeggiamenti in onore di “Santa Maria della Neve” si svolgono ogni anno i primi giorni di Agosto e culminano la mattina del 5 Agosto con la suggestiva cerimonia religiosa nella chiesa del paese. La manifestazione è nota anche come rito del “Toro Ossequioso”, questo perché al suo interno vi sono elementi rituali provenienti dalle culture italiche pre-romane che si sono intrecciati con i riti della religione cristiana.
Il carattere autentico e sobrio delle celebrazioni emerge da quattro elementi rituali molto importanti e di grande valore spettacolare, di cui si compone la tradizione: il solco e la biffa, il toro ossequioso, il mannocchio e i “ciammellitti”.
Nella notte tra il 3 e il 4 agosto si svolge Il solco e la biffa, durante il quale un gruppo di solcatori parte alla volta della cima del monte Boragine e all’alba inizia il taglio di un palo di faggio (la “biffa”) alto 20 metri che, trasportato a spalla sulla cima, è piantato come segnale per l’inizio della tracciatura del solco diritto, che da qui si dirige fino al paese in corrispondenza dell’entrata della chiesa dove è innalzata una seconda biffa. Si tratta di un rito che celebra il lavoro campestre. I solcatori ridiscendono poi dal monte facendo una sosta nel paesino di Vetozza dove gli abitanti offrono loro un ristoro prima della ripresa del cammino verso Bacugno. Qui li accoglie il pranzo tradizionale e il suono delle musiche e balli tradizionali.
Il Toro Ossequioso. L’inginocchiamento dell’animale costituisce un retaggio del rito di ringraziamento agli dei e alla natura per la generosità mostrata verso le principali attività dell’uomo (l’agricoltura e la pastorizia). Il toro si presenta quindi come una forza della natura che si mette al servizio dell’uomo ed è un segno di ricchezza, di sicurezza e di prestigio sociale per gli allevatori.
La mattina del 5 Agosto il toro è “bardato”, cioè vestito, con un’antica mantella sul dorso, nastri rossi (o rosa come nella tradizione sabina) sulle lunghe corna e un filo tra di esse lungo il quale sono inanellate una serie di monetine simbolo e auspicio di ricchezza e prosperità. Evento centrale del rito è comunque la triplice genuflessione del toro nel sagrato della chiesa di fronte alla statua della Vergine, un momento di profonda e silenziosa devozione seguita dal fragore degli applausi degli astanti.
Il Manocchio.“Lu Manocchiu” (dal latino “manus – opus”) o “Mannocchio”, simbolo dell’abbondanza e della fertilità, è un grande covone di grano fatto di spighe, raccolte in piccoli mazzetti a una a una e inserite a mano in una grande intelaiatura di preparazione. Una volta terminata la lavorazione, avviene la “legatura” per ottenere la caratteristica forma arrotondata. Esso è cinto in seguito con una treccia di spighe e sormontato da una croce anch’essa di spighe. Completate tutte le operazioni, è posto su una struttura di legno formata da una base centrale mentre ai due lati sono fissate due lunghe stanghe che facilitano il trasporto. Il 5 Agosto esso è trasportato a spalla da sedici persone per le vie del paese durante la processione fino alla chiesa di Santa Maria della Neve. Il Mannocchio entra nel sagrato della chiesa subito dopo la triplice genuflessione del toro e il suo ingresso coincide con il lancio del ciambello tradizionale nelle quattro direzioni cardinali (un gesto che richiama rituali di epoca romana) da parte di una ragazza in costume tradizionale, posta sopra il covone.
I “Ciammellitti”. I “ciammellitti” sono simbolo di festa e di buon auspicio: la loro produzione, infatti, rappresenta la celebrazione dell’abbondanza del raccolto, il ringraziamento e la condivisione pubblica del medesimo. Sono dei dolci tradizionali, realizzati dalle mani sapienti delle donne del paese e lanciati alla folla nel sagrato della chiesa in seguito all’ingresso del Mannocchio e del lancio del ciambello, completando così il quadro rituale dei festeggiamenti. Il lancio dei “ciammellitti” da parte delle ragazze in costume tradizionale è un momento tanto atteso ed euforico nel quale tutti si dimenano per cercare di prendere quanti più dolcetti possibili e tornare a casa soddisfatti.
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I festeggiamenti in onore di “Santa Maria della Neve” si svolgono ogni anno i primi giorni di Agosto e culminano la mattina del 5 Agosto con la suggestiva cerimonia religiosa nella chiesa del paese. La manifestazione è nota anche come rito del “Toro Ossequioso”, questo perché al suo interno vi sono elementi rituali provenienti dalle culture italiche pre-romane che si sono intrecciati con i riti della religione cristiana.
Il carattere autentico e sobrio delle celebrazioni emerge da quattro elementi rituali molto importanti e di grande valore spettacolare, di cui si compone la tradizione: il solco e la biffa, il toro ossequioso, il mannocchio e i “ciammellitti”.
Nella notte tra il 3 e il 4 agosto si svolge Il solco e la biffa, durante il quale un gruppo di solcatori parte alla volta della cima del monte Boragine e all’alba inizia il taglio di un palo di faggio (la “biffa”) alto 20 metri che, trasportato a spalla sulla cima, è piantato come segnale per l’inizio della tracciatura del solco diritto, che da qui si dirige fino al paese in corrispondenza dell’entrata della chiesa dove è innalzata una seconda biffa. Si tratta di un rito che celebra il lavoro campestre. I solcatori ridiscendono poi dal monte facendo una sosta nel paesino di Vetozza dove gli abitanti offrono loro un ristoro prima della ripresa del cammino verso Bacugno. Qui li accoglie il pranzo tradizionale e il suono delle musiche e balli tradizionali.
Il Toro Ossequioso. L’inginocchiamento dell’animale costituisce un retaggio del rito di ringraziamento agli dei e alla natura per la generosità mostrata verso le principali attività dell’uomo (l’agricoltura e la pastorizia). Il toro si presenta quindi come una forza della natura che si mette al servizio dell’uomo ed è un segno di ricchezza, di sicurezza e di prestigio sociale per gli allevatori.
La mattina del 5 Agosto il toro è “bardato”, cioè vestito, con un’antica mantella sul dorso, nastri rossi (o rosa come nella tradizione sabina) sulle lunghe corna e un filo tra di esse lungo il quale sono inanellate una serie di monetine simbolo e auspicio di ricchezza e prosperità. Evento centrale del rito è comunque la triplice genuflessione del toro nel sagrato della chiesa di fronte alla statua della Vergine, un momento di profonda e silenziosa devozione seguita dal fragore degli applausi degli astanti.
Il Manocchio.“Lu Manocchiu” (dal latino “manus – opus”) o “Mannocchio”, simbolo dell’abbondanza e della fertilità, è un grande covone di grano fatto di spighe, raccolte in piccoli mazzetti a una a una e inserite a mano in una grande intelaiatura di preparazione. Una volta terminata la lavorazione, avviene la “legatura” per ottenere la caratteristica forma arrotondata. Esso è cinto in seguito con una treccia di spighe e sormontato da una croce anch’essa di spighe. Completate tutte le operazioni, è posto su una struttura di legno formata da una base centrale mentre ai due lati sono fissate due lunghe stanghe che facilitano il trasporto. Il 5 Agosto esso è trasportato a spalla da sedici persone per le vie del paese durante la processione fino alla chiesa di Santa Maria della Neve. Il Mannocchio entra nel sagrato della chiesa subito dopo la triplice genuflessione del toro e il suo ingresso coincide con il lancio del ciambello tradizionale nelle quattro direzioni cardinali (un gesto che richiama rituali di epoca romana) da parte di una ragazza in costume tradizionale, posta sopra il covone.
I “Ciammellitti”. I “ciammellitti” sono simbolo di festa e di buon auspicio: la loro produzione, infatti, rappresenta la celebrazione dell’abbondanza del raccolto, il ringraziamento e la condivisione pubblica del medesimo. Sono dei dolci tradizionali, realizzati dalle mani sapienti delle donne del paese e lanciati alla folla nel sagrato della chiesa in seguito all’ingresso del Mannocchio e del lancio del ciambello, completando così il quadro rituale dei festeggiamenti. Il lancio dei “ciammellitti” da parte delle ragazze in costume tradizionale è un momento tanto atteso ed euforico nel quale tutti si dimenano per cercare di prendere quanti più dolcetti possibili e tornare a casa soddisfatti.
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